Il consumatore è confuso. E le notizie sulla presenza di particelle di plastica nell’acqua, acqua minerale compresa, è argomento di preoccupazione, anche se il mondo scientifico è diviso sugli effetti sulla salute umana. Una discussione aperta che dal 23 al 26 ottobre sarà fra gli argomenti dibattuti dagli esperti presenti a Watec 2019, il salone cremonese che porta l’acqua al centro del dibattito.
Ad aggiungere ulteriore confusione e a creare false aspettative positive è il tema delle plastiche “bio-based” (cioè ottenute almeno in parte da materia organica) e delle plastiche “biodegradabili”.
Il problema? Non tutte le “bioplastiche” sono infatti biodegradabili e quindi potremmo ritrovarcele ben presto nell’acqua.
È il caso dell’acido polilattico (PLA), il materiale ottenuto dalla lavorazione di mais, canna da zucchero o patate e utilizzato per produrre i normali sacchetti di plastica che usiamo per fare la spesa.
Per essere realmente biodegradato il PLA ha bisogno di temperature superiori ai 58°C e gli scienziati dubitano che nei fiumi e nel mare il processo possa trovare compimento.
Ecco perché le aziende municipalizzate deputate al trattamento delle acque reflue stanno iniziando ad affrontare l’argomento delle micro/nanoplastiche, cercando di capire l’impatto del problema e le soluzioni impiantistiche migliori per risolverlo.
Se passate da Watec Italy ne potremo parlare. Per il momento, restate sintonizzati.
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